Ginnastica Mentale

phoca_thumb_l_37-disorienteeringL’azione principale dell’orientista è la “lettura della carta” in corsa ed è un lavoro di riconoscimento-creazione del territorio nell’immaginazione, una scrittura in cui i migliori atleti si evidenziano cogliendo le sfumature con intuizione, sensibilità e velocità di realizzazione.

Addentrarsi in foreste cartografate, affrontare un percorso segnato sulla mappa con difficoltà graduali, incontrare durante una competizione flora e fauna dimenticate, penso siano valori e motivazioni facili e sufficienti per la comprensione dello spirito della corsa di orientamento.

La sensazione può trovarsi proprio nel piacere di sentirsi un tutt’uno col paesaggio: la necessità di confrontarsi con l’ambiente si trasforma in un’intima partecipazione, quindi in una migliore comprensione dei suoi problemi.

Leggerlo e dominarlo prima sulla mappa, sviluppando scelte su come affrontarlo, significa in un certo modo possederlo: per un giovane, ma non solo, rappresenta un’operazione importante di presa di coscienza dei propri limiti e paure da oltrepassare.

L’attività dell’orienteering non a caso acquisisce un valore didattico che si lega a un modo di fare scuola fondato sulla scoperta e valorizzazione dell’uomo in rapporto all’ambiente.

L’impianto sportivo è l’ambiente così come si trova, sia esso di pianura, di montagna, di città e le carte topografiche rappresentano fedelmente il territorio, nel quale chi partecipa si muove, vengono definite “palestre verdi”.

L’individuo è costretto a una continua scelta attiva che lo vede protagonista.

Nella sua essenza dunque l’orienteering è un progetto di ricerca sulle problematiche della conservazione dell’Ambiente: per conservare infatti occorre conoscere, attribuire valore, assegnare interesse.

Ecco allora come può lo sport assumere le caratteristiche di “ginnastica mentale”, che determina risposte personali e creative, abilita a comportamenti intelligenti utili a sé, all’ambiente, alla società.

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